Il complesso monumentale di San Lucifero

Le immagini sono di Beatrice Artizzu

Cartografia e iconografia

La porzione di territorio della città di Cagliari definita dall’area che comprende sia la chiesa e il convento di San Lucifero sia l'attigua basilica di San Saturno, si può definire di elevato interesse storico e archeologico non solo per la presenza di costruzioni religiose, ma per la presenza anche di aree cimiteriali.

 

La fiorente rete di possedimenti Vittorini in Sardegna ha inizio con le grandi donazioni effettuate a loro favore tra la fine del XII secolo (1090) e i decenni successivi. L’insediamento del priorato nella chiesa di San Saturno fece si che la loro influenza si estese in ampie parti del territorio isolano.

I monaci di San Vittore, provenienti da Marsiglia, esperti nella filiera produttiva nel ramo saliniero e marittimo e ben collocati all’interno dell’ordine benedettino, vengono scelti dal Giudice di Cagliari, in accordo con il papa, a supporto delle azioni di rinascita culturale ed economica dell’isola

(Alberto Boscolo, L’abbazia di San Vittore, Pisa e la Sardegna, Padova, 1958)

 

L’area in esame era stata già in passato un centro di riferimento per i territori orientali dell’antica Karales romana, presso la basilica passava la via orientale di uscita dalla città ed esisteva (testimonianza in epoca tardo medievale) il Canale di San Saturno (canal de Sant Sadoru), probabilmente navigabile e collegato con gli approdi lungo la linea di costa allora vicinissima.

Nella necropoli romana di S.Saturno riposano gli Immunes Salinarum, funzionari privilegiati operanti nella gestione delle saline orientali di La palma, Perda Bianca e Molentargius.

Si configura così un comparto territoriale orientale già da tempo polarizzato e organizzato nei rapporti tra saline e città, mentre nel medioevo sono documentati nell’area i grandi orti urbani, esterni ai quartieri murati, ma comunque recintati, sorvegliati e stabilmente abitati.

(Marco Cadinu, Urbanistica medievale, Bonsignori, Roma, 2001)

 

L’area venne inclusa nella cinta muraria della cittadella d’assedio di Bonaria, costruita dagli aragonesi nella guerra contro il Castello pisano negli anni venti del XIV secolo.

I monaci Vittorini vennero cacciati dalla città nel 1444.

 

Fu proprio in questa zona che, nel XVII secolo, si accese la febbrile corsa per riportare alla luce i corpi dei martiri di epoca tardo romana che si credeva fermamente fossero stati sepolti qui. Le centinaia di spoglie ritrovate vennero trasferite in Cattedrale, oppure trafugate, ma oggi è difficile stabilire quante fossero effettivamente quelle da attribuire all'epoca delle persecuzioni.

 

Ai primi del '600 la chiesa di san Lucifero abbisognava di urgenti restauri. Fu proprio grazie alla ricerca dei corpi dei martiri che all'attenzione pubblica si rivelò lo stato d'abbandono della chiesa e la volontà di erigere un monumento che fosse degno del santo.

 

L'architetto Perez costruì sulle rovine del sito una nuova chiesa (1646) che inglobò le zone cimiteriali sottostanti e la tomba del santo. I lavori si conclusero tra il 1682 ed il 1692 (portale).

Alla chiesa venne annesso un Convento dei Domenicani che nel 1683 ebbero la concessione per fondare un Collegio per l’insegnamento della teologia.

 

Nel 1769 (17 giugno) il Collegio venne soppresso dal papa Pio VII e dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I e affidato ai Padri Trinitari, provenienti dalla Chiesa di S. Bardilio.

 

Con Bolla papale del 26 agosto 1803 venne soppresso l’Ordine dei Trinitari e il Convento venne trasformato in Ospizio dei poveri di San Lucifero.

 

Tra il 1812 e il 1816 fu ricovero durante la carestia (S’annu doxi) e per i contagiati da un epidemia che inizialmente si pensò di peste ma poi rivelatasi di tifo.

Nel 1818 l’Ospizio cessa di funzionare.

 

Nel 1826 Carlo Felice fa restaurare il convento e lo destina a Ricovero per orfani.

Nel 1831 è denominato Regio Ospizio Carlo Felice con lo scopo di istruire e avviare ai diversi mestieri i giovani orfani e diseredati delle province sarde.

Fu dotato di moderni macchinari che consentivano la formazione di fabbri, falegnami, calzolai, sarti, operai tessili e poi tipografi e cordai : oltre alla produzione veniva effettuata la vendita dei loro manufatti.

 

Nel 1854 viene destinato all’Istruzione Agraria, con annesso podere per le esercitazioni pratiche, il Valdes nella Guida di Cagliari (1902) ricorda che “sul principio gli alunni erano istruiti sul posto e, fra l’altro, furono applicati alla tessitura per cui eranvi in attività molti telai alla Jacquard. I giovani erano pure istruiti nell’agricoltura, vendevano il cotone prodotto nell’attiguo podere, sgranato e filato nell’ospizio. In seguito vennero mandati nelle officine particolari (private)

 

Lo Spano nella Guida di Cagliari del 1861 indica che in prossimità dell’Ospizio Carlo Felice si trovava lo Stabilimento di Antonio Timon, dove si eseguivano opere in legno e ferro, carrettoni e sedie, mentre a man sinistra dall’uscita dell’ospizio, nell’orto attiguo alla chiesa, era presente un pozzo artesiano 295 metri sottoterra, eseguito tra il 1841 e il 1851.

 

L’antico convento di San Lucifero ospita inoltre una Scuola Musicale sino al 1871, quando riprende la funzione di Ospizio.

 

Il Corona nella Guida di Cagliari del 1894, rammenta che “si deve all’onor. Cocco Ortu, fin dal 1881, mentre funzionava da Sindaco”, la formazione di una Scuola di Arti e Mestieri. Fu inaugurata il 17 novembre del 1889 nella sede del Regio Ospizio Carlo Felice, era mantenuta dal governo, dalla provincia, dal municipio, dall’ospizio Carlo Felice, dalla cassa Carlo Felice e dalla società operaia: comprendeva le sezioni dei fabbri meccanici, dei muratori, dei falegnami e un corso preparatorio.

Il Corona al tempo (1894) indica che le macchine non sono ancora presenti e che si deve provvedere con una spesa di 20.000 lire. E ancora dice “sono notevoli il gabinetto di scienze naturali e una vasta sala in cui verrà impiantata l’officina meccanica. Le scuole sono ampie e arieggiate”.

Il Valdes (1902) dice che “il locale attualmente è tenuto in buon ordine: sonvi i ritratti del fondatore Carlo Felice del Cav. Belly, benefattore, e dei direttori canonici Manunta e D’Arcais. Ha servito alle poche, ma utili e non dispendiose esposizioni sinora tenute in Cagliari; delle quali quella del 1883, per le macchine idrovore.

 

Nel 1907 venne istituita la Regia Scuola Industriale per le industrie meccaniche, elettrotecniche e decorative, alle dipendenze del Ministero dell’ Agricoltura, dell’Industria e del Commercio e nel 1931 venne trasformata in Regio Istituto Industriale.

 

Ai primi del '900, per ospitare le officine, venne realizzato un ulteriore corpo di fabbrica, separato dall'edificio principale e disposto in corrispondenza dell'incrocio tra le vie S. Eusebio e S. Lucifero.

Questa struttura, che conserva la sua configurazione originaria, è formata da tre capannoni a pianta rettangolare affiancati, con coperture a due falde sorrette da capriate e orditura in legno di notevole fattura, resi comunicanti fra loro da un cortile interno dal quale si accede al piano seminterrato. Oggi non è fruibile e attende urgenti lavori di ripristino.

 

 In seguito ai bombardamenti del 1943 sulla città di Cagliari, anche il complesso di San Lucifero subì notevoli danni.

 

Nel 1946 divenne sede dell'Istituto Tecnico Industriale che nel 1964 fu intitolato a Dionigi Scano.

 

Dal 2006 ospita la sede del Liceo Artistico Musicale di Cagliari  “Foiso Fois”.

 

 

Note prof.ssa M.Beatrice Artizzu Architetto